Oggi
Lusia si estende su una superficie di 17,72 Km², con le frazioni di Bornio, Cà Morosini, Cà Zen e Cavazzana conta più di 3600 abitanti.
Testimone di un passato
di uomini e famiglie gloriose
La Torre Morosini, ubicata sulla sponda destra dell'Adige, prima castello e poi villa di campagna, si sviluppa sul basamento a tronco di piramide su tre livelli, con un coronamento a merlatura si erge al cielo, 22 metri d'altezza, faro ai bordi del fiume da cui osservare i segni lasciati dall'uomo e dalla natura.
Alla metà del 1600 la villa ampliata, ad opera del doge Francesco Morosini, si articolava in tre edifici: uno attorno a due corti adiacenti circondate da mura e composto da un edificio padronale fiancheggiato da due torri merlate a nord, un casamento centrale e un altro edificio porticato con due colombaie agli angoli sud-est e sud-ovest. La villa rimase proprietà dei Morosini fino al 1889, anno in cui venne venduta alla famiglia Oliva. Nel 1935 fu acquistata dal Comune, restaurata e adattata a sede del Comune e delle scuole elementari.
Nel 1972 l'allora amministrazione comunale realizzò il Parco delle Rimembranze, in via XXV Aprile, a memoria del bombardamento avvenuto la mattina del 20 aprile 1945 che distrusse la proprietà Morosini e la chiesa dedicata ai Santi Vito e Modesto. Al suo interno sono conservate le fondamenta della chiesa e la base del campanile, ora trasformato in cappella votiva, e la lapide datata 1650 che testimonia l'ampliamento della villa Morosini per volere del doge Francesco Morosini.
Nei pressi è il centro città con la sede comunale e la nuova chiesa parrocchiale dei Santi Vito e Modesto, nel cui piazzale si trova la colonna annodata a quattro fusti, alta all'incirca 3.50 metri, un tempo posta davanti alla villa Morosini. Secondo la tradizione popolare è arrivata a Lusia su di una nave veneziana di ritorno da Costantinopoli che trasportava due colonne; la nave si arenò alle foci dell'Adige perdendo una delle due colonne: quella rimasta fu posta davanti alla Villa e sormontata da una statua.
Le chiese di Lusia
CHIESA SANTI VITO E MODESTO
La nuova chiesa parrocchiale dei Santi Vito e Modesto è stata inaugurata nel 1958 su progetto dell'architetto Veronese. Il suo interno, maestoso e in penombra, con il soffitto che ricorda la carena di una nave ha il potere di far intraprendere un viaggio dentro la parte più intima dell'animo e dentro la storia della città con le statue appartenute alla vecchie chiesa e qui conservate. I Santi Vito e Modesto del 1700 in marmo di Carrara custodiscono il nuovo altare, la statua della Madonna del Carmine, patrona della città, e il crocefisso del 1500, a cui mancano mano e piede sinistro, ora simbolo di Lusia ferita.
CHIESA SAN LORENZO
La chiesa di San Lorenzo a Cavazzana è stata riedificata nel 1796; sulle pareti esterne sono affisse 2 lapidi, una del 1410 con lo stemma dei Cattaneo: vi si legge che Domenico offrì il terreno su cui è stata edificata la chiesa, l'altra di Galeazzo da Milano Cavalier de Lendenaria, con aquila in bassorilievo, datata 1533.
All'interno si trova l'ambone in legno su cui sono stati inseriti i bassorilievi rappresentanti la vita di Gesù, che prima ornavano il vecchio pulpito. Nella cantoria è sito l'organo realizzato da Giacomo Bazzani nel 1800, erede del Callido: è incastonato in una cassa lignea addossata al muro, la cui sommità è ornata da un fregio intagliato raffigurante elementi musicali.
ORATORIO DI SANTA LUCIA
Originariamente era un convento francescano che accoglieva pellegrini in viaggio per Roma. Poi divenne proprietà privata della famiglia Cignoni, in seguito fu donata alla parrocchia di Lusia. Intitolata a Santa Lucia, ogni anno il 13 dicembre si svolge la cerimonia in onore della Santa, e i fioretti nel mese di maggio. La struttura dell'oratorio è tipicamente francescana, l'altare risale al 1600 e lo adorna la statua lignea di Santa Lucia; l'effige non riporta i lineamenti angelici di una santa: il suo volto ritrae la fisionomia di una ragazza affetta da pellagra, malattia molto diffusa in epoca passata.